Negli ultimi due mesi si è aggirato per l’Europa (e per gli Stati Uniti) un principe arabo saudita dal futuro brillante: l’erede al trono Mohammed bin Salman.
E’ stato ricevuto con tutti gli onori ieri e oggi in Francia da Emmanuel Macron, che ha parlato di «relazione eccellente» e da Donald Trump a fine marzo, che ha siglato con lui un «patto nucleare» in funzione anti-Iran.
Il trentaduenne Mohammed è anche ministro della Difesa in Arabia Saudita e capo delle forze armate, tra i principali responsabili della campagna bellica yemenita, che si combatte sulla pelle della gente.
Da 3 anni Iran e Arabia Saudita in Yemen si contendono il potere regionale assediando i civili e bombardandoli.
Bin Salman junior ha guidato in prima persona la coalizione internazionale nell’operazione “Decisive Storm” lanciata il 26 marzo 2015 che è servita a bastonare i ribelli Houthi e a provocare «la più grande emergenza umanitaria al mondo», secondo l’Onu.
Tuttavia la stampa estera considera Mohammed un moderato: la nuova generazione dei leader sauditi ‘illuminati’.
Il Time gli dedica addirittura una copertina con tanto di foto d’autore.
Una lunghissima intervista durante la quale il delfino esplicita i dettagli della sua politica estera. Il nemico numero uno naturalmente è l’Iran, che lui insiste nel considerare pericoloso «non tanto per l’Arabia Saudita» quanto per il mondo intero.
Con l’America Mohammed va d’accordo più adesso che prima: con Obama l’intesa non era completa, dice.
Mentre Bin Salman si pavoneggia in Occidente le associazioni umanitarie chiedono «la fine dei bombardamenti che prendono di mira i civili in Yemen e il rispetto del diritto internazionale umanitario».
Cosa che appare completamente fuori dall’orizzonte saudita, il cui obiettivo è unicamente quello di vincere la guerra.
Se è vero che le atrocità di questo ennesimo conflitto per procura sono un crimine contro l’umanità, è vero che l’Occidente non si smentisce mai e con i criminali di guerra continua ad andare a braccetto.