Prima di raccontarci l’esperienza memorabile che quattro missionari della Consolata continuano a fare in terra del Cuaco, padre Antonio Bonanomi fa una premessa: «La nostra équipe missionaria non ha dovuto insegnare al popolo Nasa la “resistenza” per la terra o quella contro il narcotraffico: questo è un popolo di resistenti per eccellenza. Loro hanno la resistenza nel Dna».

Di che parliamo, dunque, quando parliamo dei missionari nella comunità di Toribio, in Colombia?

«Abbiamo accompagnato i Nasa in questa lotta per la terra e insieme abbiamo pianto le tante vittime di questa resistenza e abbiamo condiviso la gioia di tante vittorie», precisa ancora padre Antonio Bonanomi, che oggi ha quasi 80 anni ed è ritornato in Italia. Ma che per anni ha vissuto fianco a fianco con la comunità dei resilienti.

«Loro mi hanno insegnato ad amare la natura – ci confessa – ad essere umile e a cercare la verità». Natura, umiltà, verità: è quanto padre Antonio ha guadagnato dallo scambio. I Nasa hanno invece appreso l’arte della solidarietà e del perdono.

«Loro hanno una grande forza: l’unità. Sanno affrontare le avversità uniti. E questo manca a tutti gli altri», spiega ancora padre Antonio.

I Nasa se la sono dovuta vedere prima con i coloni spagnoli, poi con la guerriglia delle Farc e infine con l’esercito. Tuttora sono tra l’incudine e il martello: esercito e guerriglia li spingono fuori dalla loro terra.

«Il nostro territorio è diventato teatro di combattimenti per due motivi – ci spiega Diego Fernando Yatacue Ortega, direttore generale del Centro di Educazione, Formazione e Ricerca per lo Sviluppo integrale della Comunità di Toribio – Il primo è la sua posizione geograficamente strategica, nel cuore di altre quattro regioni, particolarmente coinvolte nel conflitto. E’ dunque una zona di passaggio, anche in virtù dello sbocco sull’Oceano Pacifico. L’altro motivo è legato alla presenza della guerriglia in Colombia, che continua a reclutare forzatamente indigeni e campesinos in tutto il Paese. Le persone spesso non hanno altra scelta che quella di entrare a far parte dei gruppi armati».

Ortega ed Elicerio Vitonas Talaga, The’wala (guida spirituale e medico tradizionale) dei Nasa, sono stati ospiti della ong Cisv a Torino, di recente, proprio per parlare di questa resistenza. Fatta essenzialmente di agricoltura tradizionale, spiritualità della natura, unità e democrazia.

Il team della Consolata che sta con i Nasa è composto da un colombiano, padre Guillermo, che ha raccolto appieno l’eredità di padre Alvaro Ulcué Chocué (parroco di Toribio e primo sacerdote Nasa della storia, morto nel 1981), due kenioti e un italiano, padre Ezio. Assieme ai Nasa affrontano i ladri di terra, le minacce fisiche, la guerriglia e perfino il narcotraffico. Ma come fanno? Chiediamo a Elicerio.

<<E’ importante creare delle opportunità di sussistenza alternative al reclutamento militare –spiega – Per questo, insieme alle associazioni torinesi Cisv e Movimento Sviluppo e Pace, il Centro diretto da Diego sta promuovendo percorsi di formazione per i giovani e le famiglie nell’ambito dell’agroecologia, offrendo opportunità di coltivazione alternative a coca e marjuana, e quindi una possibilità di lavoro e di vita che possa preservare le nuove generazioni dalle maglie della guerriglia e del narcotraffico>>.

La medicina tradizionale consiste nel conoscere le piante medicinali e i luoghi sacri: è la conoscenza degli spiriti della natura. Le piante, secondo i Nasa, hanno uno spirito proprio. Inoltre le persone si rivolgono al The’wala non solo per curare le malattie ma anche per essere aiutate a orientarsi e a vivere in armonia. E ancora Elicerio dice: <<Noi non parliamo di religione ma di spiritualità. Per noi la spiritualità è ovunque. Esistono spiriti del Sole, della Terra, dell’Acqua, del Vento e delle Stelle. Qualunque cosa facciamo, chiediamo il permesso agli spiriti attraverso rituali e offerte. Ad esempio prima della semina chiediamo il permesso di seminare al Sole e alla Terra, in segno di rispetto e perché vada tutto bene>>.

Affermano di ricevere un aiuto spirituale e materiale da madre natura, che ha loro dato la vita, e anche dal padre Sole. <<Per questo ci sentiamo fratelli di tutte le piante e di tutti gli animali>>.

I leader della comunità (che conta oltre 90mila persone) sono molto consapevoli del momento storico che la Colombia vive e soprattutto del potenziale sociale.

<<Adesso sono in corso a Cuba i dialoghi di pace tra il governo colombiano e le Farc – spiega Elicerio – ma la pace della Colombia non dipende tanto da questi dialoghi, quanto da un cambiamento politico-sociale che tenga conto delle disparità economiche e sociali che affliggono il Paese>>.

La Costituzione ha riconosciuto soltanto a partire dal 1991 i popoli indigeni, quindi «è da poco che possiamo partecipare al processo democratico del nostro Paese. In Colombia esistono oggi oltre 80 popolazioni indigene, ognuna ha la sua proposta di pace, anche noi come Nasa abbiamo la nostra proposta, nel quadro della resistenza nonviolenta. Ascoltare la voce dei popoli indigeni è fondamentale se si vogliono davvero risolvere i problemi».

Padre Antonio conferma che oggi loro hanno elaborato un’alternativa: ecco perché li chiama “alternativi”. «Di fatto – dice – hanno trovato un modello differente da quello della cultura dominante e noi missionari li accompagniamo in questo cammino».

Loro stessi confermano che anche grazie alle guide spirituali come Elicerio Talaga hanno sviluppato sempre più un’idea di resistenza pacifica.

«Alla base di questa resistenza indigena nonviolenta – dice Diego – c’è l’unità: la forza più grande del popolo Nasa è infatti la comunità e la sua unione. Il nostro obiettivo è quello di agire per rafforzare l’organizzazione comunitaria, non la lotta armata».

Per i cattolici la guida spirituale per eccellenza rimane padre Alvaro, «essenzialmente indigeno ed essenzialmente Nasa», come dice padre Antonio, che seppe placare la violenza politica che negli anni Settanta aveva insanguinato la regione.


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