Gregory Beals è un giornalista, un fotografo, un operatore umanitario dell’Uhncr.
Un uomo (americano, anni fa corrispondente del Newsweek) molto bravo a cogliere gli stati d’animo. Questi scatti raccontano delle storie. Parlano. Ma a parlare sono anche i rifugiati stessi, arrivati in Giordania allo Za’atari Refugee Camp dalla Siria, per sfuggire alla guerra.
<<A me interessa capire come si può vivere la vita con dignità – spiega Gregory Beals, 56 anni, fondatore del portale Arabica News Intelligence – I rifugiati e gli altri sopravvissuti ai conflitti sono persone spesso in grado di spingere la possibilità e la speranza in luoghi dove normalmente non si trova altro che disperazione. I rifugiati parlano delle loro avversità in un linguaggio intimo ed unico. Una famiglia piange per la perdita del figlio o della figlioletta. Ma trova anche il modo di ridere nei momenti più duri>>.
In queste foto vediamo i volti di alcuni bambini e delle loro madri.
Leggiamo il vissuto attraverso gli sguardi o i gesti.
Come nella foto in bianco e nero dove è ritratta una mamma siriana che cerca di consolare la sua bambina dopo che le tempeste invernali arrivate anche lì hanno devastato l’area e lasciato in terra nient’altro che fango. In un altro bel ritratto una ragazzina torna a casa da scuola, nel campo profughi di Za’atari: circa la metà dei 100mila rifugiati del campo sono bambini. (apri il pdf da Popoli e Missione di febbraio 2014)